Giorgio Ottaviani
Orientazione. Il prodotto vettoriale e la geometria metrica dello spazio
Le coniche e la loro classificazione metrica. Invarianti metrici. L'eccentricità .
Classificazione affine delle coniche. Invarianti affini. Cenni sulle quadriche.
Lo spazio euclideo (ed una sua generalizzazione, lo spazio affine,
che vedremo più avanti) è lo spazio dove concepiamo la
geometria, nel senso classico del termine (geometria = misura del
terreno). I suoi elementi sono i punti. Viene formalizzato nella
matematica moderna in modo assai diverso rispetto al metodo
costruttivo euclideo, noto dalla scuola superiore. La prima
differenza è che le applicazioni moderne hanno reso necessario
lavorare in dimensione qualunque, mentre Euclide si limitava a
dimensione 1, 2, 3. Questa non è però la differenza più
grande. Nella formalizzazione moderna, di tipo assiomatico, la teoria
‚ fondata sull'algebra lineare. Abbiamo imparato che l'algebra
lineare si sviluppa in uno spazio vettoriale. Infatti ogni vettore si
identifica in modo naturale con una dello spazio, che è una
funzione biunivoca dello spazio in sè. Il vettore nullo
corrisponde alla funzione identità. In questa corrispondenza
il gruppo delle traslazioni si identifica in modo naturale con uno
spazio vettoriale. La definizione assiomatica di spazio affine, che
vedremo più avanti, richiede proprio questo spazio vettoriale.
Questo punto di vista risente dell'influsso di F. Klein. Nella
sua prolusione tenuta ad Erlangen nel 1872 (oggi nota come programma
di Erlangen), Klein vede la geometria come lo studio delle
proprietà dello spazio che sono invarianti per certi gruppi di
trasformazioni. Le traslazioni sono il più semplice gruppo di
trasformazioni. I gruppi più sono significativi sono quelli
elle isometrie, delle similitudini ( o omotetie), delle affinità
e degli omeomorfismi, che danno luogo rispettivamente alla geometria
metrica, omotetica, affine ed alla topologia.
Questa breve
introduzione vorrebbe rassicurare il lettore sulla possibilità
di visualizzare la geometria. Infatti, nonostante le profonde
differenze nella formalizzazione, si lavora oggi con gli spazi
euclidei con un metodo molto simile a quello euclideo. A questo
proposito ci piace ricordare la celebre espressione di Pascal "esprit
de gèomètrie", tuttora attuale.
Quando abbiamo
introdotto l'algebra lineare abbiamo usato come modello standard lo
spazio vettoriale Rn. Questo è lo stesso
modello che usiamo come spazio euclideo (od affine). Preferiamo però
denotarlo in modo diverso cioè chiameremo An
l'insieme delle n-ple di numeri reali ed i suoi elementi li
chiameremo punti. A prima vista chiamere con due nomi diversi lo
stesso oggetto può sembrare paradossale. Speriamo che questo
uso abitui il lettore a lavorare con spazi euclidei più
generali, di cui An è solo un esempio. Per
comprendere le ragioni di questa differenza invitiamo a riflettere
sul seguente esempio: la traslazione nel piano associata al vettore v
di coordinate (1,2) è una cosa diversa dal punto P di
coordinate (1,2). La traslazione associa al punto (x,y) il nuovo
punto (x+1, y+2). Se prendo un nuovo sistema di riferimento con
x'=x+1, y'=y+1 allora le coordinate di P diventano (2,3) ma la
traslazione precedente continua ad associare ad (x',y') sempre il
punto (x'+1, y'+2). Quindi vettori e punti cambiano coordinate in
modo diverso e vanno considerati in spazi diversi. I vettori
appartengono a Rn , i punti appartengono a An.
Sia An lo spazio euclideo a n dimensioni
costituito dalle n-ple di numeri reali. Un punto P in An
può quindi essere identificato con la n-pla delle sue
coordinate (x1, ..., xn). Questo fatto è
peculiare dello spazio An, in spazi euclidei più
generali dovremo introdurre un sistema di riferimento prima di
parlare di coordinate. Anche in An impareremo più
avanti a cambiare sistema di coordinate. Dati due punti P, Q in An
c'è una unica traslazione che porta P in Q. Questa traslazione
può essere identificata con un vettore di Rn
con primo estremo in P e secondo estremo in Q, che identificheremo
con la scrittura (Q-P). Questa scrittura è particolarmente
felice perchè se P=(x1, ..., xn) e
Q=(y1, ..., yn) allora le coordinate di Q-P
sono (y1-x1, ...,yn-xn).
Precisamente
possiamo dare la seguente
Definizione Per ogni v ∈ Rn
è definita la traslazione tv
: A n → A n dalla formula
tv(P)=P+v .
Quando non è
importante specificare il vettore v, indicheremo le traslazioni
semplicemente con t.
Osserviamo che v=
tv(P)-P non dipende da P. Si
verifica facilmente che tv·
tw= tv+w.
In questo caso la composizione tra funzioni è commutativa. tv
è biunivoca con inversa t-v.
La
distanza tra P e Q è la lunghezza di (Q-P). In formule
d(P,Q):=|Q-P|
In coordinate il quadrato della distanza tra P=(x1,...,xn) e Q=(y1,...,yn) è dato da
|Q-P|2= |
n |
(yi-xi)2 |
||
La retta per P e Q è parametrizzata dall'espressione
(1-t)P+tQ con t ∈ R . Notiamo che per t=0 l'espressione
precedente fornisce il punto P, mentre per t=1 fornisce il punto Q.
Il segmento tra P e Q è parametrizzato dall'espressione
(1-t)P+tQ con 0≤ t ≤ 1.
Teorema di Carnot In un
triangolo con vertici A, B, C con a angolo
in A vale
|C-B|2 =|C-A|2 +|B-A|2-2|C-A| |B-A| cos a
Dimostrazione
|C-B|2=[(C-A)-(B-A)] .
[(C-A)-(B-A)]=|C-A|2 +|B-A|2-2(C-A).
(B-A) e la tesi segue dal teorema
1.2 della prima parte.
Corollario (teorema di Pitagora)
Un triangolo con lati lunghi a, b, c (con c lato maggiore) è
rettangolo se e solo se
a2+b2= c2
Definizione Un sottoinsieme
S di An si dice un sottospazio affine se per
ogni P, Q ∈ S e per ogni t ∈ R vale (1-t)P+tQ ∈
S
La definizione di sottospazio affine può essere
riformulata nel modo seguente: un sottoinsieme di An
è un sottospazio affine se contiene la retta passante per due
suoi punti qualunque.
Osserviamo che in particolare l'insieme
vuoto è un sottospazio affine, convenzionalmente si pone la
sua dimensione uguale a -1.
L'espressione (1-t)P+tQ si dice una
combinazione affine dei punti P e Q. Notiamo che può essere
scritta nella forma equivalente a1 P+a1 Q con
a1+ a2=1. Analogamente ∑ i=1
kaiPi con ∑ ak =1 si
dice una combinazione affine dei punti P0, ..., Pk.
Proposizione Siano P0, ..., Pk punti
di un sottospazio affine S di An . Allora per ogni
a0, ..., ak ∈ R tali che ∑ ak
=1 vale ∑ ai Pi ∈ S.
Dimostrazione
Per induzione su k. Per k=1 l'enunciato è vero dalla
definizione. Sia vero l'enunciato per k e dimostriamolo per k+1.
Possiamo supporre
a= ∑ i=1 k+1ai
¹ 0, eventualmente riordinando i
punti. Per ipotesi induttiva
Q= ∑ i=1 k+1(ai/a)Pi
∈ S . Allora ∑ i=0 k+1aiPi=
a0P0+(1-a0) ∑ i=1
k+1(ai/a)Pi = a0P0
+(1-a0)Q ∈ S.
Sia W un sottospazio vettoriale
di Rn. Per ogni P in An denotiamo
P+W={P+w|w ∈ W} . Notiamo che P ∈ P+W.
Proposizione
(caratterizzazione dei sottospazi affini e definizione di direzione)
P+W è un sottospazio affine.
Viceversa per ogni sottospazio affine non vuoto S di A n esiste un unico sottospazio vettoriale W di Rn (che si dice la direzione di S) tale che S=P+W per un qualunque P ∈ S
Dimostrazione Siano P+w 1 , P+w 2 due
punti di P+W. Allora (1-t)( P+w 1)+t(P+w 2)=P+[(1-t)w
1 +tw 2] che appartiene a P+W. Viceversa sia P
∈ S e poniamo W:={s-P | s∈S}. Occorre provare che W è
un sottospazio vettoriale e che non dipende da P. Infatti se s1-P,
s2-P sono vettori di W abbiamo a1(s1-P)+a2(s2-P)=
a1s1+a2s2+ (1-a1-a2)P-P
che appartiene ancora a W perché per la proposizione
a1s1+a2s2+ (1-a1-a2)P
∈ S.
Se W era definito da Q al posto di P allora
s-Q=(s+P-Q)-P Per la proposizione s+P-Q appartiene a S e quindi s-Q
appartiene a W. Questo prova che S-Q∈S-P. Analogamente si
ottiene S-P∈S-Q.
Se S=P+W allora si pone dim S=dim W. In
particolare i punti sono sottospazi affini di dimensione 0.
Sottospazi affini di dimensione 1, 2, n-1 si dicono rispettivamente
rette, piani, iperpiani. Punti che appartengono ad una stessa retta
si dicono allineati. Punti che appartengono ad uno stesso
piano si dicono complanari .
Definizione I punti
P0,...,Pk in An, con k ³
1 si dicono indipendenti se i vettori P1 - P0,
P2 - P0, ...., Pk - P0
sono linearmente indipendenti.
Esercizio Dimostrare che la
definizione di indipendenza non dipende dall'ordine in cui sono
scelti i punti.
Proposizione Dati P0,...,Pk
in An punti indipendenti esiste un unico
sottospazio affine S di dimensione k che contiene i punti dati Pi.
Dimostrazione Sia W lo spazio vettoriale generato da P1
- P0, P2 - P0, ...., Pk -
P0 . Basta prendere S:=P0 +W. Se ci fosse un
altro sottospazio P0 +W' che contiene i punti dati, con
dim W'=dim W allora W' dovrebbe contenere P1 - P0,
P2 - P0, ...., Pk - P0 e
quindi W' coincide con W.
Osserviamo che la proposizione
precedente per k=1 afferma che per due punti distinti passa una e una
sola retta. Questo è il primo postulato di Euclide.
Sia S un sottospazio affine incluso in An di dimensione k con direzione W. Sia B la matrice nxk le cui colonne formano una base di W. Notiamo che B ha rango k. Allora x=Bt con y ∈ Rn e t ∈ R k (entrambi scritti in colonna) rappresentano equazioni parametriche di W. Al variare del parametro t si ottengono i punti x di W. Sia c un qualunque punto di S allora dalla proposizione precedente segue che
x=Bt+c
rappresentano equazioni parametriche
di S. Al variare del parametro t si ottengono i punti x di S.
W
ha anche equazioni cartesiane della forma Ax=0 con A matrice (n-k)xn
con rango A=n-k (per il teorema fondamentale dell'algebra lineare
basta prendere per righe di B una base di W^).
Se c è un qualunque punto di S allora posto b=Ac sempre dalla
proposizione precedente segue che
Ax=b
rappresentano equazioni cartesiane di S.
In generale
ogni equazione parametrica della forma x=Bt+c con B matrice nxk di
rango k definisce un sottospazio affine di dimensione k, mentre ogni
sistema lineare Ax=b con A matrice mxn di rango m definisce un
sottospazio affine di dimensione n-m, di cui il sistema dà
equazioni cartesiane. Notiamo il fatto notevole che l'insieme
delle soluzioni di un sistema lineare è sempre un sottospazio
affine. La direzione di un sottospazio corrisponde all'insieme
delle soluzioni del sistema omogeneo associato .
Definizione Due sottospazi affini S e T inclusi in An
di direzioni rispettivamente W e Z , con dim W ≤ dim Z si dicono
paralleli se W ∈ Z . La relazione di parallelismo tra
spazi della stessa dimensione è una relazione di equivalenza.
Definizione Due sottospazi affini S e T inclusi in An
di direzioni rispettivamente W e Z , si dicono perpendicolari
(od ortogonali) se vale uno dei casi seguenti
se dim W +dim Z ≤ n e W ∈ Z^ .
se dim W +dim Z ³ n e W ^ ∈ Z .
Osserviamo che se dim W +dim Z =n allora i
due casi coincidono. Questo è il caso di due rette nel piano
oppure di una retta ed un piano nello spazio. Due rette nello spazio
rientrano nel primo caso, mentre due piani nello spazio rientrano nel
secondo caso.
Proposizione ("Postulato delle
parallele").
Dato un sottospazio affine S ed un punto P,
esiste unico un sottospazio affine T della stessa dimensione di S,
parallelo a S e passante per P.
Dimostrazione Se S=Q+W
allora ponendo T=P+W si ottiene un sottospazio parallelo a S e
passante per P. L'unicità di T segue dall'unicità della
direzione (proposizione precedente).
Un
caso importante si ha con gli iperpiani. Sia a1x1+...anxn=b
l'equazione cartesiana di un iperpiano, che si scrive in forma
vettoriale come a. x=b. Allora l'iperpiano
parallelo passante per P ha equazione a. (x-P)=0.
L'interpretazione geometrica dell'ultima equazione è la
seguente: x appartiene all'iperpiano se e solo se il vettore
x-P
è ortogonale ad a. Quindi a individua la direzione ortogonale
all'iperpiano. Tutti gli iperpiani di equazione ax=b al variare di b
hanno tutti come direzione lo spazio ortogonale allo spazio generato
da a e sono quindi paralleli. Si dice che formano un fascio di
iperpiani paralleli.
Proposizione Due rette
complanari r, s tagliate da una trasversale t sono parallele se e
solo se formano angoli corrispondenti uguali.
Dimostrazione
L'enunciato segue dal fatto che gli angoli tra due rette sono uguali
agli angoli tra le loro direzioni. Quindi rette parallele formano
angoli corrispondenti uguali quando vengono tagliate da una
trasversale. Viceversa siano r,s che formano angoli corrispondenti
uguali quando vengono tagliate da t. Consideriamo la parallela s' ad
s passante per l'intersezione tra r e t. s' viene a coincidere con r.
Segue che r e s sono parallele.
Corollario Due rette
complanari r, s tagliate da una trasversale t sono parallele se e
solo se formano angoli alterni interni uguali.
Dimostrazione
Angoli opposti al vertice sono uguali.
Proposizione
(Esistenza ed unicità del sottospazio perpendicolare).
Dato
un sottospazio affine S di dimensione k incluso in An
ed un punto P, esiste unico un sottospazio affine T di dimensione
n-k, perpendicolare a S e passante per P.
Dimostrazione
Sia W la direzione di S. Basta porre T=P+W^.
L'unicità segue dall'unicità della direzione.
Un
caso importante si ha per gli iperpiani, di equazione cartesiana
a1x1+...anxn=b, che si
scrive in forma vettoriale come ax=b. Allora a genera la direzione
ortogonale all'iperpiano. a viene detto un vettore normale
all'iperpiano. L'iperpiano perpendicolare alla retta r parametrizzata
da y=ax+c e passante per P ha equazione a(x-P)=0.
Proposizione
P, Q, R sono allineati se e solo se R-Q e Q-P sono linearmente
dipendenti.
DimostrazionePossiamo supporre P, Q distinti,
altrimenti l'enunciato è immediato. Se R appartiene alla retta
per P e Q allora esiste t tale che R=(1-t)P+tQ. Quindi
R-Q=(1-t)P+tQ-Q=(1-t)(P-Q), da cui R-Q e Q-P sono dipendenti. Il
viceversa si dimostra allo stesso modo ed è lasciato al
lettore.
Esercizio Provare che tre punti P, Q, R in An
sono allineati se solo se esistono x, y, z ∈ R tali che
xP+yQ+zR=0, x+y+z=0
Interpretazione geometrica della
disuguaglianza triangolare
Dati P, Q, R punti di An
vale |Q-P| ≤ |Q-R|+|R-P| e vale l'= se e solo se P, Q, R sono
allineati con Q compreso tra P e R.
DimostrazioneSiccome
|Q-P|=|(Q-R)+(R-P)| la disuguaglianza segue dalla disuguaglianza
triangolare. Vale l'= se e solo se (Q-R) e (R-P) hanno la stessa
direzione e verso. Questo equivale alla tesi.
Sia r ∈ An una retta (i.e. un sottospazio affine di dimensione 1). La proiezione ortogonale di P su r è definita dall'intersezione tra r e l'iperpiano perpendicolare a r passante per P. La seguente proposizione spiega come calcolare la proiezione ortogonale e fornisce la sua proprietà principale, cioè quella di minimizzare la distanza.
Teorema Sia P un punto di An .
La retta r e l'iperpiano perpendicolare a r passante per P si incontrano in un unico punto, che chiameremo pr(P). Se r ha equazione parametrica y=at+c, allora
pr(P)=a |
a·(P-c) |a|2 |
+c |
||
|P-pr(P)| ≤ |P-Q| ∀Q ∈ r |
||
Dimostrazione L'iperpiano ha equazione cartesiana a·(x-P)=0. Sostituendo l'equazione della retta si ha a·(at+c-P)=0, da cui t|a|2=a·(P-c). Si ricava un unico valore di t, che risostituito nell'equazione della retta fornisce l'espressione richiesta. Per provare la disuguaglianza osserviamo che il triangolo di vertici P, Q, pr(P) è rettangolo in pr(P) e quindi la disuguaglianza esprime il fatto che la lunghezza dell'ipotenusa è maggiore di quella di un cateto (ovvia conseguenza del teorema di Pitagora).
Il teorema precedente definisce la funzione pr : An → r che si dice la proiezione ortogonale su r. Questa funzione è l'identità quando viene ristretta a r, in altri termini vale pr2=pr. Questa è una proprietá caratteristica delle proiezioni ed in Algebra prende il nome di idempotenza.
Esempio. Calcoliamo la proiezione ortogonale di
P=(2,-1,5) sulla retta r per
P0=(0,0,1) con vettore direttore a=(2,6,4).
Abbiamo che ([(P-P0)·a]a)/|a|2=[ 14/56](2,6,4)=(1/4, 3/2, 1) e quindi pr(P) = (1/4, 3/2, 2).
Esercizio. Calcolare le proiezioni ortogonali
di P=(x,y,z) sui tre assi coordinati.
Il teorema precedente ha una importante generalizzazione a sottospazi qualunque. Premettiamo un lemma di algebra lineare.
Lemma Sia A una matrice nxk di rango k. Allora tAA è invertibile.
Dimostrazione (facoltativa) Consideriamo il sistema quadrato tAAx=0 Moltiplicando a sinistra per tx si ottiene |Ax|2=0 da cui Ax=0 e per l'ipotesi x=0. Quindi tAA è invertibile.
Teorema. Proiezione su un sottospazio affine con equazioni parametriche. Sia S ∈ An un sottospazio affine di dimensione k con equazione parametrica y=Bt+c. Sia P un punto di An .
Il sottospazio S e il sottospazio perpendicolare a S passante per P si incontrano in un unico punto, che chiameremo pS(P). Le coordinate di pS(P) sono
pS(P) =B(tBB)-1[tB(P-c)]+c |
||
|P-pS(P)| ≤ |P-Q| ∀Q ∈ S |
||
Dimostrazione (facoltativa) Per
il teorema fondamentale dell'algebra lineare il sottospazio
perpendicolare a S passante per P ha equazione cartesiana tB(x-P)=0.
Sostituendo l'equazione di S si ha tB(Bt+c-P)=0,
da cui tBBt=tB(P-c).
Questo è un sistema lineare quadrato nell'incognita t ∈
Rk. Per il lemma si ricava un unico valore di t,
che risostituito nell'equazione di S fornisce l'espressione
richiesta. Per provare la disuguaglianza osserviamo ancora che il
triangolo di vertici P, Q, pS(P) è rettangolo in
pS(P).
Teorema. Proiezione ortogonale su un
sottospazio affine di cui si conosce una base ortonormale della
direzione. Sia S ∈ An un sottospazio
affine di direzione W generata da w1,...,wk
base ortonormale. Allora per ogni punto P di An
vale
pS(P) =∑i=1k [(P-c). wi] wi +c
(si confronti con i coefficienti
di Fourier).
Dimostrazione (facoltativa) S ha equazione
parametrica y=Bt+c dove le colonne di B sono i wi. Quindi
tBB=I. Pertanto dal teorema precedente
pS(P)=BtB(P-c)+c
da cui la tesi.
Corollario
(Proiezione ortogonale su un sottospazio vettoriale di cui si conosce
una base ortonormale ).
Sia S ∈ An un
sottospazio vettoriale generato da w1,...,wk
base ortonormale. Allora per ogni punto P di An
vale
pS(P) =∑i=1 k (P . wi) wi
Dimostrazione (facoltativa) Basta porre c=0 nel teorema precedente.
I due teoremi precedenti si possono esprimere in forma duale partendo da equazioni cartesiane invece che parametriche. Consideriamo subito il caso particolare più importante, cioè quello della proiezione su un iperpiano.
Teorema Sia P un punto di An e S un iperpiano di equazione ax=b. Allora
pS(P)=P+ |
b-(a·P) |a|2 |
a |
||
Dimostrazione La retta perpendicolare a S passante per P ha equazione parametrica y=a·t+P. Sostituendo a(a·t+P)=b si ricava t|a|2=(b-a·P). Risostituendo nell'equazione della retta si ha la tesi.
Teorema. Proiezione ortogonale su un sottospazio con equazioni cartesiane. Sia S ∈ An un sottospazio affine con equazione cartesiana Ax=b. Sia P un punto di An . Vale
pS(P)=P+tA(AtA)-1(b-AP) |
||
Dimostrazione (facoltativa) Per il teorema fondamentale dell'algebra lineare il sottospazio perpendicolare a S passante per P ha equazione parametrica y=tAt+P. Sostituendo nell'equazione di S si ha A(tAt+P)=b, da cui AtAt=b-AP. Si ricava un unico valore di t, che risostituito nell'equazione del sottospazio perpendicolare a S fornisce l'espressione richiesta.
Abbiamo visto che la distanza minima di un punto P da un sottospazio si ottiene considerando la distanza di P dalla sua proiezione ortogonale. Questo motiva la seguente
Definizione. Sia B ∈ An un
sottospazio di uno spazio euclideo, e sia P ∈ An. La
distanza di P da B è per definizione |P-pB(P)|.
Nel caso di una retta r nel piano di equazione cartesiana ax+by=c la distanza di r da P0=(x0,y0) è data da
|ax0+by0-c| |
||||||||
|
a2+b2 |
|||||||
Dimostrazione Una retta nel piano è un iperpiano. Basta quindi applicare la formula
Nel caso di un piano p nello spazio di equazione cartesiana ax+by+cz=d la distanza di p da P0=(x0,y0,z0) è data da
|ax0+by0+cz0-d| |
||||||||
|
a2+b2+c2 |
|||||||
Dimostrazione È analoga alla dimostrazione
precedente.
Un'applicazione: il
metodo dei minimi quadrati.
Due rette si dicono ortogonali
se sono ortogonali i loro vettori direttori. Una retta è
ortogonale ad un piano se il suo vettore direttore è
ortogonale alla direzione del piano. In particolare una retta con
vettore direttore (l,m,n) è ortogonale al piano ax+by+cz=d se
rango |
⎛ |
|
⎞ |
=1 |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
L'angolo tra due piani è l'angolo tra i loro vettori normali. In particolare i piani ax+by+cz=d e a'x+b'y+c'z=d' sono ortogonali se e solo se
aa'+bb'+cc'=0 |
||
Esercizi.
Calcolare la distanza di P=(3,4) dalla retta 2x-y=5.
Calcolare la distanza di P=(3,4) dalla retta parallela a x+y=0 passante per Q=(0,3).
Scrivere la retta ortogonale al piano x-y+5z=6 passante per (3,-1,√3).
Scrivere il piano ortogonale ai due piani 2x-y=0 e x-y+5z=1 passante per l'origine.
Scrivere il piano contenente la retta
⎧ |
|
||||||||||||||||||||||||
ed ortogonale al piano y=0.
Esiste un piano contenente la retta
⎧ |
|
||||||||||||||||||||||||
ed ortogonale all'asse delle ascisse?
Calcolare la distanza di P=(2,-1,3) dal piano x+y+z+1=0.
Provare che se un piano è ortogonale ad una r retta è ortogonale anche ad ogni piano che contiene r.
Calcolare la distanza di P=(2,-1,3) dal piano passante per (0,9,8) ed ortogonale alla retta di equazioni
⎧ |
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||
Una retta forma angoli uguali con i tre assi coordinati. Qual è il valore di quest'angolo?
Calcolare la proiezione ortogonale del punto (1,1,1) sul piano 3x-5y=0 e sulla retta x=1+t, y=2+3t, z=3+4t.
Calcolare la proiezione ortogonale della retta {
x-y+z=3 |
||
y+4z=11 |
||
Se pB è la proiezione ortogonale su un sottospazio B la simmetria rispetto a B è 2pB-1An. Calcolare il simmetrico di P=(2,1,5) ∈ A3 rispetto al piano x-y+2z=9.
L'importanza delle combinazioni affini è illustrata dal
seguente teorema (si veda anche l'esercizio seguente).
Teorema
(Invarianza delle combinazioni affini per traslazioni)
Sia t
una traslazione. Allora t [(1-t)P+tQ]=
(1-t)t(P) +tt
(Q).
Dimostrazione Abbiamo t(R)=R+v
per qualche vettore v. Allora t
[(1-t)P+tQ]= [(1-t)P+tQ]+v=[(1-t)P+tQ]+[(1-t)+t]v= (1-t)(P+v)+t(Q+v)=
(1-t) t (P) +tt
(Q).
Esercizio (Invarianza delle combinazioni affini per
traslazioni, bis)
Sia tv una
traslazione. Provare che se S ak
=1 allora vale tv ( ∑ ai
Pi)= ∑ ai tv(Pi)
Ricordiamo
che f: An →An si dice una
isometria se conserva le distanze, cioè se
d(P,Q)=d(f(P),f(Q)). La composizione di due isometrie è ancora
una isometria. L'inversa di una isometria è ancora una
isometria. Quindi le isometrie formano un gruppo, che si indica con
Iso(An).
Proposizione Le traslazioni
sono isometrie.
Dimostrazione Per ogni coppia di punti P e
Q e per ogni vettore v vale |Q-P|=|(Q+v)-(P+v)|
Proposizione
Sia A una matrice n ´ n. I seguenti
fatti sono equivalenti
A è una matrice ortogonale
per ogni v vettore di Rn allora |Av|=|v|
per ogni v, w vettori di Rn
allora Av. Aw = v .
w.
Dimostrazione 1. Þ 2.
|Av|2= t (Av)(Av)= t v ( t
AA) v = t v v= |v| 2
2. Þ
3. Av. Aw = (1/4)[A(v+w).
A(v+w)- A(v-w). A(v-w) ] =
(1/4)[(v+w). (v+w)- (v-w).
(v-w) ] = v . w.
3. Þ
1. Per ipotesi Aei . Aej
= ei . ej = d
ij, quindi Aei, che sono le colonne di
A, formano una base ortonormale , da cui A è ortogonale per
la proposizione del primo modulo.
Proposizione Sia A una matrice nxn ortogonale e sia c
un punto di An. Sia f: An →
An definita da
f(x)=Ax+c
Allora f è una isometria
Dimostrazione |r
(P)-r (Q)|= |AP-AQ|= |A(P-Q)|. Per la
proposizione precedente l'ultima lunghezza è uguale a |P-Q|
come volevamo.
Definizione Sia A una matrice ortogonale e
P0 un punto fissato. La formula f(P)= P0
+A(P-P0) definisce una isometria che fissa il punto P0
e ha l'espressione precedente con c=P0-AP0
Esercizio Provare che le isometrie della forma f(P)=
P0 +A(P-P0) con centro P0 fissato
formano un gruppo (al variare di A).
Proposizione
Una isometria porta punti allineati in punti allineati.
Dimostrazione Siano P, Q, R allineati in quest'ordine su
una retta. In particolare vale che |R-P|=|R-Q|+|Q-P|. Sia f una
isometria. Allora segue che
|f(R)-f(P)|=|R-P|= |R-Q|+|Q-P|=
|f(R)-f(Q)|+|f(Q)-f(P)| . Per l'interpretazione
geometrica della disuguaglianza triangolare segue che f(P),
f(Q), f(R) sono allineati in quest'ordine.
Definizione
Due sottoinsiemi S, T di An si dicono congruenti
se esiste una isometria f tale che f(S)=T. La relazione di
congruenza è una relazione di equivalenza.
Proposizione
(Criteri di congruenza dei triangoli) Due triangoli nel piano sono
congruenti se
hanno uguali le lunghezze di due lati e la misura dell'angolo compreso
hanno uguali la lunghezza di un lato e le misure dei due angoli adiacenti
hanno uguali le lunghezze dei tre lati
Dimostrazione I primi due
criteri seguono dal fatto che esiste sempre una isometria che porta
due segmenti J, K della stessa lunghezza a coincidere e porta uno
dei due semipiani individuati da J in uno qualunque dei due
semipiani individuati da K. Basta comporre una opportuna traslazione
con una rotazione. Il terzo criterio è più delicato.
Per il teorema di Carnot due triangoli con gli stessi lati hanno
anche gli stessi angoli e quindi ci si riconduce al primo
criterio.
Teorema (Classificazione delle
isometrie)
Sia f una isometria. Allora esistono una matrice nxn
ortogonale A e un punto c di An tali che
f(x)=Ax+c.
Dimostrazione Definiamo h: Rn
→Rn dalla formula
h(v):=f(v)-f(0)
ed è sufficiente provare che
esiste una matrice ortogonale A tale che h(v)=Av. h è una
isometria perché è la composizione dell'isometria f
con una traslazione. Notiamo subito che h(0)=0 e consideriamo quindi
v non nullo. Siccome h è una isometria vale |h(v)|=|v| per
ogni vettore v. Sia t un numero reale. Consideriamo i tre punti
allineati 0, v, tv. Abbiamo d(0,v)=|v|, d(0,tv)=|t||v|, d(v,
tv)=|t-1||v|. Anche i punti 0, h(v), th(v) sono allineati e le loro
distanze reciproche sono d(0,h(v))=|v|, d(0,th(v))=|t||v|,
d(h(v),th(v))=|t-1||v|. Per la proposizione
le immagini dei tre punti allineati 0, v, tv sono ancora allineati e
le loro distanze reciproche rimangono invariate. Le tre immagini
sono 0, h(v), h(tv) e quindi coincidono con 0, h(v), th(v). Ne segue
che h(tv)=th(v), cioè h è omogenea. Adesso
consideriamo due vettori v, w indipendenti. Per la proposizione
h porta il segmento di vertici v e w nel segmento di vertici h(v) e
h(w). Il punto medio (v+w)/2 va tramite h nel punto medio
[h(v)+h(w)]/2. Ne segue che h[(v+w)/2]=[h(v)+h(w)]/2 e quindi h è
lineare. Pertanto esiste una matrice A tale che h(v)=Av. È
immediato verificare che A è ortogonale.
Il teorema
precedente afferma che l'equazione di una isometria diventa
f(P)=P1+AP con A matrice ortogonale. Se le coordinate di
P sono (x1,...,xn) e le coordinate di P1
sono (c1,...,cn) allora le coordinate di f(P)
sono date (in colonna) da
⎛ |
|
⎞ |
+A |
⎛ |
|
⎞ |
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Quindi le equazioni dell'isometria f sono
⎛ |
|
⎞ |
→ |
⎛ |
|
⎞ |
+A |
⎛ |
|
⎞ |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Questa scrittura può essere sostituita da un'altra più conveniente.
È opportuno rappresentare i punti di An come vettori a n+1 componenti della forma
⎛ |
|
⎞ |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Abbiamo aggiunto la costante 1 all'ultimo posto. Con questo artificio le equazioni di una isometria diventano
⎛ |
|
⎞ |
→ |
⎛ |
|
⎞ |
⎛ |
|
⎞ |
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
con A matrice ortogonale.
La matrice
⎛ |
|
⎞ |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
è la matrice corrispondente alla isometria f. Questa scrittura è molto utile perchè la composizione tra isometrie corrisponde al prodotto tra matrici, esattamente come nel caso delle funzioni lineari tra spazi vettoriali. Precisamente se la matrice precedente corrisponde a f, e la matrice
⎛ |
|
⎞ |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
corrisponde a g allora la matrice prodotto
⎛ |
|
⎞ |
⎛ |
|
⎞ |
= |
⎛ |
|
⎞ |
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
corrisponde alla composizione g · f.
Questa scrittura permette inoltre di passare in modo naturale a
trasformazioni pi⎟ generali delle isometrie, come le
similitudini, le affinitá, ed infine le proiettivitá.
Notiamo che se A=I si ottiene il sottogruppo delle traslazioni.
Corollario Sia S un sottospazio affine e f una isometria.
Allora f(S) è ancora un sottospazio affine.
Precisamente
se f(x)=Ax+c e S=W+P con W sottospazio di An che è
la direzione di S allora f(S)= fA(W) +f(P) e quindi la
direzione di f(S) è fA(W).
Corollario
(Le isometrie conservano il parallelismo) Siano S,T sottospazi
affini paralleli e f una isometria. Allora f(S) e f(T) sono
paralleli.
Definizione Una isometria f di equazione
f(x)=Ax+c si dice diretta se detA=1, inversa se det(A)=-1.
Per
ogni funzione f: An → An
indichiamo con Fix(f) l'insieme dei suoi punti fissi, cioè
Fix(f):={P ∈ An| f(P)=P }
.
Corollario Se f è
una isometria allora Fix(f) è un sottospazio affine.
Dimostrazione Siano f(x)=Ax+c le equazioni in coordinate
dell'isometria f. P con coordinate x e' un punto fisso se e solo se
Ax+c=x cioè se e solo se è soluzione del sistema
lineare (A-I)x=-c
Esercizio Sia A una matrice ortogonale
di ordine n. Provare che 1 è sempre un autovalore di A nei
seguenti casi:
det A=1 e n dispari
det A=-1 e n pari
Suggerimento: gli
autovalori di A sono gli stessi di A-1, quindi nello
spettro complesso se appare l deve
apparire anche l -1.....
Esercizio * Sia A una matrice ortogonale di ordine n.
Provare che dim Ker (A-I) è dispari nei seguenti casi
det A=1 e n dispari
det A=-1 e n dpari
mentre dim Ker (A-I) è pari nei rimanenti casi:
det A=1 e n pari
det A=-1 e n dispari
Dedurre che, se f è una isometria diretta con Fix(f) non vuoto allora codim Fix(f) è pari, mentre se f è una isometria inversa con Fix(f) non vuoto allora dim Fix(f) è dispari.
Se T è un sottospazio affine allora la simmetria rispetto a S è l'isometria (vedi esercizi seguenti) definita da
sT (P) =-P+2 pT(P)
dove pT è la
proiezione ortogonale su S.
Esercizio Provare che sT2
è l'identità e che Fix(sT)=T.
Esercizio
Sia T con equazioni cartesiane date da Ax=b, con A matrice kxn
(kœn), sia A* l'inversa
di Moore-Penrose di A.
Verificare che le equazioni di sT sono sT(P)= (I-2A*A) P+2 A* b.
Verificare che la matrice A*A è simmetrica e la matrice (I-2A*A) è ortogonale simmetrica. Questo ultimo fatto prova che sT è una isometria.
* Provare che ogni matrice ortogonale simmetrica M proviene da una simmetria, cioè esiste A come sopra tale che M= (I-2A*A) .
Le simmetrie più semplici da
studiare sono rispetto ad un punto C (centro di simmetria) oppure
rispetto ad un iperpiano T.
Se C è un punto allora
sC (P) =-P+2 C
definisce la simmetria rispetto a C.
Proposizione
sC è una isometria
sC 2 è l'identità .
Fix(sC) =C
Dimostrazione Per il primo
punto osserviamo che |sC (P) -sC (Q)|=
|-P+2C+Q-2C|=|P-Q| Gli altri due punti sono immediati.
Esercizio
Provare che la simmetria centrale sC è diretta se
e solo se n è pari.
La simmetria rispetto ad un iperpiano
H è definita da
sH (P) =-P+2 pH(P)
dove pH è la proiezione ortogonale su H. Se a.x=b è l'equazione cartesiana di H allora
sH (P)=P+ |
b-(a·P) |a|2 |
2a |
||
Proposizione
Fix(sH)=H
sH è una isometria inversa
sH 2 è l'identità .
Dimostrazione Se P è un
punto fisso segue subito dall'equazione che a.P=b e quindi P
appartiene ad H. Analogamente si prova che i punti di H sono punti
fissi. Per provare che sH conserva le distanze, possiamo
supporre che |a|=1 (moltiplicando l'equazione cartesiana per una
costante). Allora abbiamo |sH(P)- sH(Q)| 2
= |P+2(b-a.P)a-Q-2(b-a.Q)a|2 = |P-Q-2a.(P-Q)a|2
= |P-Q|2 -4[a.(P-Q)]2 +4[a.(P-Q)]2
= |P-Q|2 Sia sH(X)=Ax+c l'espressione in
coordinate di sH. Siccome H è insieme di punti
fissi, la sua direzione è autospazio di A con autovalore 1 e
quindi il suo ortogonale (che ha dimensione 1) è ancora un
autospazio, necessariamente con autovalore -1 perché A non è
l'identità. Quindi det A=-1 come prodotto degli autovalori.
L'ultimo punto è immediato.
Proposizione Sia f una
isometria tale che Fix(f)=iperpiano H. Allora f è la
simmetria rispetto ad H.
Dimostrazione Per ogni punto P
non appartenente ad H consideriamo la retta per P e pH(P).
Questa retta è la retta perpendicolare ad H passante per
pH(P) e quindi viene portata da f nella retta
perpendicolare a f(H)=H passante per f[pH(P)]=pH(P)
che è la retta stessa. Quindi pH(P)-P=f(P)-P da
cui f è la simmetria rispetto ad H.
Proposizione
(Composizione di due simmetrie centrali)
La composizione tra le
simmetrie centrali sC ·
sD è pari alla traslazione t2(C-D).
Dimostrazione
sC · sD (P)=
sC(-P+2D)=P-2D+2C.
Esercizio Costruire h :
Rn → Rn non lineare tale
che |h(v)|=|v| per ogni v in Rn.
Definizione. Un sottoinsieme X dello spazio si
dice convesso se dati due qualunque punti di X il segmento che li
unisce è tutto contenuto in X.
Esercizio. Provare che l'angolo convesso di vertice V=(xv,yv) delimitato dalle semirette passanti per P1=(x1,y1) e P2=(x2,y2) (non allineati con V) è parametrizzato da
⎧ |
|
||||||||||||||||
per s,t ∈ R , s¹ 0, t¹ 0.
Lemma. L'intersezione di una famiglia di
insiemi convessi {Xi}i ∈ I
è un insieme convesso.
Dimostrazione Se P1, P2 ∈ ∩i ∈ IXi allora per ogni i ∈ I abbiamo P1, P2 ∈ Xi e quindi per l'ipotesi il segmento che unisce P1 a P2 è contenuto in Xi. Segue che tale segmento è contenuto in ∩i ∈ IXi.
Definizione. Siano Pi
per i=1,…,n punti distinti dello spazio. L'intersezione tra
gli insiemi convessi che contengono tutti i Pi
si dice l'inviluppo convesso di {P1,…,Pn}
e si indica con Conv(P1,…,Pn).
Per il lemma precedente Conv(P1,…,Pn) è un insieme convesso, ed è il più piccolo insieme convesso che contiene {P1,…,Pn}, nel senso che un qualunque insieme convesso che contiene {P1,…,Pn} contiene anche il loro inviluppo convesso.
Teorema. Siano Pi per i=1,…,k punti (distinti) di An. Conv(P1,…,Pk) si parametrizza con le equazioni
P= |
k |
tiPi |
||
per (t1,…,tk) ∈ Rn, ti ¹ 0, ∑i=1k ti=1.
Attenzione. Se k ¹ n+1 la k-pla (t1,…,tk) non è unica.
Dimostrazione Poniamo X:={ P ∈ An | P=∑i=1k tiPi, ti ¹ 0, ∑i=1n ti=1}
Dalla definizione ogni Pi ∈ X. Si verifica subito che se P, Q ∈ X anche (1-t)P+tQ ∈ X per 0 œ t œ 1 e quindi X è convesso.
Se C è un insieme convesso che contiene P1,…,Pk allora in particolare
C � { |
2 |
tiPi| ti ¹ 0, |
2 |
ti=1} |
||
Scrivendo per ti ¹ 0, ∑i=13 ti=1 : ∑i=13 tiPi=(1-t3)(∑i=12 [(ti)/(t1+t2)]Pi)+t3P3 anche questi punti stanno in C e quindi C � {∑i=13 tiPi| ti ¹ 0, ∑i=13 ti=1}. Continuando in questo modo si ottiene C � X come volevamo.
Consideriamo 4 punti non allineati nel piano. Il loro inviluppo convesso puó essere un triangolo oppure un quadrilatero, che diremo quadrilatero convesso.
Esercizio.
Definizione. L'inviluppo convesso di k punti nel piano si dice poligono convesso.
L'esercizio precedente dovrebbe convincere il lettore che si possono provare senza difficoltá i seguenti fatti sull'inviluppo convesso di P1,…,Pk :
Alcuni dei punti Pi si possono scrivere come combinazione affine a coefficienti tutti positivi dei rimanenti. Tali punti si dicono interni. I punti non interni si dicono vertici. Allora è possibile riordinare i vertici che chiamiamo V1,…,Vm (con m œ k) in modo che i m segmenti per Vi e Vi+1 (che chiamiamo lati, dove per convenzione Vm+1=V1) si incontrano tra loro soltanto nei vertici ed ogni vertice è comune soltanto a due lati. Inoltre ogni retta che prolunga un lato divide il piano in due semipiani uno dei quali contiene tutti gli altri vertici. Abbiamo cosí descritto un poligono convesso con m lati.
La retta per P1=(x1,y1) e P2=(x2,y2) ha direzione generata da =(x2-x1)e1+(y2-y1)e2. Chiameremo vettore direttore della retta ogni generatore della direzione , che è uno spazio vettoriale di dimensione 1. L' equazione parametrica della retta è quindi
P=P1+t |
||
al variare di t ∈ R che si traduce in coordinate come
⎧ |
|
||||||||||||||||||||||||
Proposizione L' equazione cartesiana della retta per P1=(x1,y1) e P2=(x2,y2) è
det |
⎛ |
|
⎞ |
=0 |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Dimostrazione Questa condizione corrisponde alla dipendenza lineare tra (x2-x1)e1+(y2-y1)e2 e (x-x1)e1+(y-y1)e2
Quando x2-x1 ¹ 0 e y2-y1 ¹ 0 l'equazione precedente viene spesso scritta come
x-x1 x2-x1 |
= |
y-y1 y2-y1 |
||||
L'equazione precedente è una equazione di primo grado della forma ax+by=c dove a=y2-y1, b=-(x2-x1) e c=x1y2-x2y1. Pertanto un vettore direttore è (-b,a) (naturalmente sempre definito a meno di costanti). Viceversa ogni equazione di primo grado ax+by=c con (a,b) ¹ (0,0) individua una retta con vettore direttore (-b,a). Questa retta passa dall'origine se e solo se c=0. (a,b) è un vettore normale alla retta.
Osservazione. I
coefficienti (-a,-b,c)
corrispondono ai tre determinanti dei minori 2×2 (con segno)
della matrice
⎛ |
|
⎞ |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Pertanto l'equazione della retta per P1, P2 si puó scrivere anche come (sviluppando lungo l'ultima riga)
det |
|
⎛ |
|
⎞ |
=0 |
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
e la condizione di allineamento di tre punti P1, P2 e P3 è
det |
|
⎛ |
|
⎞ |
=0 |
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
L' equazione parametrica della retta precedente è
⎧ |
|
||||||||||||||||
per t ∈ R
Per t=0 si ottiene il punto (x1,y1) mentre per t=1 si ottiene il punto (x2,y2). Pertanto il segmento che unisce (x1,y1) a (x2,y2) è parametrizzato dalle equazioni precedenti per 0 œ t œ 1.
Il punto medio tra P1 e P2 (soddisfa per definizione P2-M=M-P1) si ottiene per t=1/2 ed ha quindi coordinate M=([(x1+x2)/2],[(y1+y2)/2]). M si dice anche il baricentro di P1 e P2.
Ricordiamo che due rette si dicono parallele quando hanno la stessa direzione, ovvero quando due loro vettori direttori sono proporzionali.
In coordinate, le rette ax+by=c, a'x+b'y=c' sono parallele se
det |
⎛ |
|
⎞ |
=0 |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Due rette nel piano sono parallele quando non si incontrano oppure coincidono. Infatti la matrice dei coefficienti del sistema determinato da due rette parallele
⎧ |
|
||||||||||||||||||||||||
ha rango 1 ed il sistema non ha soluzioni se la matrice completa ha rango 2 (teorema di Rouché-Capelli) mentre ne ha infinite se la matrice completa ha rango 1.
La relazione di parallelismo è di equivalenza.
Esercizi.
Scrivere la retta per P=(2,√5) parallela alla retta x/2+3y=1
Scrivere la retta per l'origine passante per il punto medio del segmento che unisce (2,4) e (5,-7).
Scrivere la condizione di allineamento di (x1,y1) e (x2,y2) con l'origine.
Provare che 3 rette aix+biy=ci per i=1,2,3 sono incidenti (tre rette parallele si considerano incidenti "all'infinito") se e solo se
det |
⎛ |
|
⎞ |
= 0 |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Scrivere l'equazione della mediana del triangolo di vertici (1,4), (2,1), (7,7) passante per (1,4)
Verificare che Pi=(xi,yi) per i=1,…4 sono vertici di un parallelogramma se e solo se
|
|
||||||||||||||||
Provare che i quattro punti medi di un qualunque quadrilatero sono vertici di un parallelogramma (questo esercizio si puó provare sia per via sintetica che per via analitica).
* Dare condizioni necessarie e sufficienti perché un punto P=(x,y) sia:
vi) Calcolare il punto di incontro delle diagonali del quadrilatero che ha come coppie di vertici opposti {O, P3} e {P2, P4}.
Risposta: x=[(x3(x2y4-x4y2))/((x2y3+x3(y4-y2)-x4y3))],y=[(y3(x2y4-x4y2))/((x2y3+x3(y4-y2)-x4y3))]
Nel piano la simmetria rispetto ad una
retta si dice simmetria assiale. Se due rette r, u si incontrano in
un punto Q allora la composizione tra le due simmetrie assiali è
uguale alla diretta centrata in Q di un angolo pari al doppio
dell'angolo tra le due rette (si veda la figura
interattiva , osservando la quale la dimostrazione è
evidente.).
Un caso particolare interessante è quando le
due rette sono perpendicolari. Allora la composizione delle due
simmetrie assiali corrispondenti è pari alla rotazione di un
angolo piatto, che a sua volta coincide con la simmetria centrale
ripetto al punto di incidenza delle due rette.
È ben noto che i raggi luminosi riflessi da uno specchio piano seguono la legge di riflessione secondo la quale l'angolo di incidenza è uguale all'angolo di riflessione. È meno noto che questa legge è conseguenza di un principio generale di minimo, presente nei lavori di Fermat. Il problema geometrico di minimo è il seguente: data una retta nel piano e due punti P e Q nel medesimo semipiano, trovare il percorso più breve tra P e Q che passi dalla retta. Una versione più colorita del problema è la seguente: trovare il percorso più breve che un esploratore in P deve seguire per arrivare alla tenda in Q se deve passare dal fiume (rappresentato dalla retta) a riempire la borraccia. La soluzione è che da P bisogna muoversi nella direzione del simmetrico di Q, in modo tale che il primo tratto del percorso che arriva alla retta (incidenza) ha lo stesso angolo del secondo percorso (riflessione). La dimostrazione è illustrata dalla figura interattiva. Notiamo in particolare che il punto sulla retta dal quale passa il percorso minimo è quello per cui gli angoli di incidenza e di riflessione sono uguali.
Il problema di Fagnano è un problema
classico che consiste nell'inscrivere in un triangolo dato il
triangolo di perimetro minimo. Si può pensare al percorso
ciclico di lunghezza minima che tocca tutti e tre i lati del
triangolo, ad esempio percorso da una boccia in un biliardo
triangolare. Vedremo che la soluzione rispetta proprio le
traiettorie della boccie del biliardo. Clicca
qui per la prima figura interattiva sul problema di
Fagnano.
Clicca qui per la seconda figura
interattiva sul problema di Fagnano.
Sia V uno spazio vettoriale su R.
Definizione. Due basi in V si dicono concordi
se il determinante della matrice di cambiamento di base è >
0, altrimenti si dicono discordi.
Sia G l'insieme di tutte le basi di V. La relazione in G:
B ~ B' se e solo se B,B' sono concordi |
||
è una relazione di equivalenza che divide G in due classi di equivalenza.
Definizione. Una orientazione in V è
la scelta di una classe di equivalenza di basi concordi. V si dice
allora orientato.
Una base di V orientato si dice orientata (concordemente) se appartiene alla classe di equivalenza scelta.
Vogliamo definire il prodotto vettoriale v ∧w ∈ R3 di due vettori , v, w ∈ R3
Sia i, j, k una base ortonormale orientata concordemente con la base standard. Dati v=v1i+v2j+v3k , w = w1i+w2j+w3k, definiamo
v∧w:= |
det |
⎜ |
|
⎜ |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il determinante va inteso simbolicamente, sviluppando lungo la prima riga, cioé
v∧w = i |
det |
|
⎜ |
|
⎜ |
-j |
det |
|
⎜ |
|
⎜ |
+k |
det |
|
⎜ |
|
⎜ |
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Lemma. ∧non dipende dalla base orientata
scelta.
Dimostrazione Sia B={ i, j, k}, B'={ i', j', k'}, B=B'P un cambiamento di base con P ∈ SO(3). Si verifica subito che le coordinate v'i, w'i di v e w rispetto a B' soddisfano le relazioni:
{v1,v2,v3}={v'1,v'2,v'3}(Pt)-1={v'1,v'2,v'3}P |
||
{w1,w2,w3}={w'1,w'2,w'3}(Pt)-1={w'1,w'2,w'3}P |
||
e quindi
⎜ |
|
⎜ |
= |
⎜ |
|
⎜ |
P |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Prendendo i determinanti si ottiene la tesi.
Proposizione (proprietá di ∧). ∀v,
w,z ∈ V , "a,b ∈ R
, valgono le proprietá:
Le proprietà i), ii), iii) esprimono che ∧ è una applicazione bilineare antisimmetrica.
Dimostrazione Sono verifiche immediate dalla definizione.
Proposizione. v∧w è ortogonale a v ed
a w.
Dimostrazione
v.v∧w = |
det |
⎜ |
|
⎜ |
=0 |
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
ed analogamente
w.v∧w = 0 |
||
Proposizione. Se q
è l'angolo tra v e w segue
|v∧w|=|v|·|w|·sinq |
||
Dimostrazione Possiamo supporre =ci. Allora
| ci∧w|2=c2| w2k-w3j |2=c2( w22+w32) |
||
D'altronde
|ci|2·|w|2·sin2q = c2|w|2(1-cos2q) = c2|w|2-c2|w|2 |
i,w¤2 w,w¤ |
= |
||
=c2|w|2-c2w12=c2( w22+w32) |
||
come volevamo
Esercizi.
v·w∧u= |
det |
⎜ |
|
⎜ |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
A = |
é |
|
ù |
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
g |
æ |
|
ö |
= B' |
æ |
|
ö |
+d |
||||||||||||||||||||||||||||
A0 |
æ |
|
ö |
= |
æ |
|
ö |
|||||||||||||||||||||||||||||
Esercizio Classificare la seguente conica al variare del parametro t
x2-2txy+y2+tx+3=0
La corrispondenza naturale tra A2 e C
che manda la coppia (x,y) nel numero complesso x+iy aiuta a
comprendere le trasformazioni geometriche. L'asse delle ascisse
prende il nome di asse reale e l'asse delle ordinate prende il nome
di asse immaginario. La traslazione corrisponde in modo naturale
alla somma di numeri complessi, cioè abbiamo che,
identificando un vettore v=(v1, v2) con il
numero complesso v=v1+iv2, che denotiamo con
abuso di notazione ancora con v, abbiamo la
Proposizione La
traslazione tv: A2 → A2
ha l'espressione
tv(z)=z+v
La moltiplicazione tra numeri
complessi ha una espressione in coordinate leggermente più
complicata.
Per ogni w=a+ib denotiamo con Mw la
matrice
Mw= |
⎛ |
|
⎞ |
||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Proposizione Il punto corrispondente a wz ha l'espressione in coordinate
Mw |
æ |
|
ö |
||||||||||||||||
Dimostrazione
(a+ib)(x+iy)=(ax-by)+i(bx+ay)
Proposizione Valgono le
seguenti proprietà per ogni numero complesso v, w, per ogni
numero reale c
Mv+w=Mv+Mw
Mcw=cMw
Mvw=MvMw
M1=I
Minv(w)=Mw-1 (abbiamo indicato con inv(w) l'inverso di w)
Mcj(w)=tMw (abbiamo indicato con cj(w) il coniugato di w)
det(Mw)=|w|2, in particolare Mw è invertibile se e solo se w è non nullo.
Dimostrazione Tutte le
proprietà sono semplici verifiche . Le prime quattro seguono
anche dal significato che abbiamo attribuito a w.
La prime
quattro proprietà della proposizione precedente si possono
riformulare affermando che la funzione da C in M(2x2,R)
che porta w in Mw è un omomorfismo (iniettivo) di
algebre reali. La proposizione può essere usata anche per
definire il campo dei numeri complessi come sottoanello di M(2x2,R)
. Le operazioni tra numeri complessi vengono ereditate dalle
operazioni analoghe tra matrici. Notiamo che l'unità
immaginaria corrisponde alla matrice
Mw |
æ |
|
ö |
||||||||||||||||
Proposizione Sia M una matrice
ortogonale con det=1. Allora esiste un numero complesso w con |w|=1
tale che M=Mw. Inoltre Mw è ortogonale
se e solo se |w|=1.
Dimostrazione Per la prima parte
dell'enunciato basta scegliere Re w e Im w come gli elementi della
prima colonna di M. L'implicazione Þ
della seconda parte segue dal punto 7. Per l'implicazione Ü
consideriamo che tMwMw = (per 6)
Mcj(w)Mw = (per 3) M1=I.
Ricordiamo che i numeri complessi di modulo 1 hanno la forma w=
ei q =
cos(q)+i sen(q)
Teorema
Ogni isometria diretta del piano ha la forma f(z)= eiq z+b dove q è un numero reale e b è complesso. Viceversa ogni f siffatta è una isometria diretta.
Ogni isometria inversa del piano ha la forma f(z)= e iqcj(z)+b dove q è un numero reale e b è complesso. Viceversa ogni f siffatta è una isometria inversa.
DimostrazioneIl primo punto segue dalla proposizione precedente. Per il secondo punto consideriamo che la funzione coniugato corrisponde alla simmetria assiale rispetto all'asse reale. Se f è una qualunque isometria diretta allora f ·cj è una isometria diretta e per il primo punto esistono q e b tali che
f ·cj(z)= eiq z+b
e quindi
f(z)=f ·cj(cj(z))= eiq cj(z)+b
Teorema
Ogni similitudine diretta del piano ha la forma f(z)= az+b dove a, b sono complessi. Viceversa ogni f siffatta è una similitudine diretta.
Ogni similitudine inversa del piano ha la forma f(z)= a cj(z)+b dove a, b sono complessi. Viceversa ogni f siffatta è una similitudine inversa.
Dimostrazione Sappiamo che ogni similitudine f diretta (risp. inversa) con fattore di scala c è la composizione di una omotetia j con fattore di scala c centrata nell'origine e di una isometria h diretta (risp. inversa). Allora f(z)= h(cz) La tesi segue applicando la proposizione precedente a h e ponendo a=ceiq.
Siano A1 e A2 due punti distinti
del piano. Sia k una costante positiva. Il luogo dei punti P tali
che d(P, A1 )= k d(P, A2) è una circonferenza il cui centro
giace sulla retta per A1 e A2 .
Dimostrazione
Consideriamo un punto P appartenente al luogo e non appartenente
alla retta r per A1 e A2 . Considero la circonferenza C per P, A1 e
A2 (questa non è ancora la circonferenza di Apollonio !). La
tangente in P a questa circonferenza incontra la retta r in O.
Quindi i triangoli A1 PO e A2 PO hanno gli angoli uguali e sono
simili. La similitudine comporta la seguente proporzione tra le
lunghezze dei segmenti
A1 P/PA2 =OP/OA2 =A10/PO=k
Segue che
(A10/PO)( OP/OA2)= A10/OA2 =c2
e questa relazione determina univocamente O (che giace esternamente al diametro A1A2 indipendentemente da P. Inoltre
|OP|2= |OA2|.|OA2|
(questa relazione segue dalla proporzione ed è nota
come teorema della secante e della tangente) e quindi anche la
lunghezza |OP| non dipende da P. Quindi P appartiene ad una
circonferenza di centro O che è la circonferenza cercata e
prende il nome di corconferenza di Apollonio.
Osservazione
C e la circonferenza di Apollonio sono ortogonali perchè PO è
contemporaneamente tangente a P e raggio della circonferenza di
Apollonio.
Fissiamo una circonferenza C nel piano di centro O e raggio R. L'inversione circolare rispetto a C e' la funzione sC che associa a P il punto P' sulla semiretta OP tale che
|OP|.|OP'|=R2
sC è definita su tutto il
piano con l'eccezione del punto O. Dalla definizione segue subito
che sC 2=1, cioè sC ammette se stessa come inversa. Inoltre
Fix(sC)=C. Quindi sC ha proprietà analoghe alle simmetrie
assiali e nel prossimo paragrafo andrà pensata proprio in
questa ottica. L'ultima osservazione del paragrafo precedente
implica che
Proposizione Ogni circonferenza ortogonale a
C viene portata in sè da sC. Questa proposizione è in
sostanza una riformulazione del teorema della secante e della
tangente. Esercizio Mostrare che se O è l'origine
allora le equazioni di sC sono
x'=xR2/( x2+y2)
y'=yR2/( x2+y2)
Esercizio Provare,
utilizzando l'esercizio precedente che:
se t è una circonferenza non passante per O allora sC(t) è una circonferenza non passante per O
se t è una circonferenza passante per O allora sC(t) è una retta non passante per O
se t è una retta non passante per O allora sC(t) è una circonferenza passante per O
se t è una retta passante per O allora sC(t) è una retta passante per O